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Da movimentiprog.net

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Fate largo agli Italian Playboys!
Pensavate che i London Underground fossero il gruppo più passatista? Eh no miei cari… Ladies and gentlemen, ecco a voi The Link Quartet! I Quattro “Italian playboys” vengono da Piacenza: tra di loro compare Paolo “Apollo” Negri, vecchia conoscenza perché tastierista dei Wicked Minds. Già questo dovrebbe dire qualcosa, e infatti anche per il quartetto il fulcro è dato da un rovente organo Hammond.
Se però i Wicked Minds propongono un roccioso hard rock progressivo, abbeverandosi alla fonte dei primi Seventies, per il Link Quartet la situazione è diversa poiché vanno più indietro.
I quattro recuperano il sound Mod, il Rhythm And Blues, il soul, la “Swingin’” London, Brian Auger, Booker T e gli effluvi lisergici del post beat, mescolando il tutto con un’attitudine molto disinvolta e scanzonata. Come si fece qualche anno fa il James Taylor Quartet, anche per i nostri possiamo parlare di acid jazz, tuttavia secondo una chiave più attuale e modaiola, con una buona attitudine al “restauro”.
Nomi di riferimento? Molti, basta dare un’occhiata alle tante cover del loro terzo disco: “Move move move” (Alan Hackshaw), “Lady shave” (Gus Gus), con la sensuale voce di Ninfa, regina della lunge italiana. “Rubber Monkey” è un vecchio brano firmato da Gus Dudgeon e Jon Lord (prima che fondasse i Deep Purple), nucleo dei misconosciuti Santa Barbara Machinehead. “Glass onion” non dovrebbe neanche essere presentata, tuttavia non è uno dei brani beatlesiani più noti, tratto dal “White album”. “Briar patch” è un frizzante soul-jazz dell’indimenticabile Brother Jack Mc Duff (da “Hot barbecue”, 1965).
Sono cover infuocate, bollenti, con Apollo in splendida forma e la band altrettanto vivace.Ma il gruppo presenta anche brani propri, e qui si coglie la capacità di interpretare con gusto quel sound: il pulsante groove della title-track e “Greased on Delta Street”, l’acida chitarra (Giulio Cardini) di “Deliquesced by Devonshire”, la misteriosa “The Monster of Milwaukee”.
Brani dalla struttura semplice ma accattivanti ed elaborati nella scelta dei suoni “vintage”.
Con “Spider baby” arriva un altro gradito ospite al sitar, Eddie Roberts dei New Mastersounds. Doug Robertson dei Diplomats of New Sound spicca alla chitarra su “Portofino Vespa Rider”.
Con la sinuosa “Janine” la band si lancia sul velluto, “After and once again” è ancor più morbida e sorniona.
Il disco è uscito in Europa e Usa grazie alla collaborazione tra Record Kicks e HammondBeat: sta ricevendo impressioni sempre più favorevoli dalla stampa mondiale, non perdetelo neanche voi. Un ottimo lavoro, dal respiro internazionale.
VOTO : 8
Donato Zoppo