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ALTERNATIZINE

Da “ALTERNATIZINE” (www.alternatizine.com)
Un occhio al nome del gruppo, uno al titolo del disco e al nome dell’etichetta americana che lo stampa, una svisata alla grafica del cd e non ci vorrà molto a capire in che territori stiamo per addentrarci: ladies and gentlemen….the sixties! Ebbene si, ancora gli anni sessanta (quelli favolosi, per intenderci….). Ma parlare di sixties revival a proposito del Link Quartet sarebbe fargli un torto; qui non si tratta di scimmiottare un genere musicale o seguire l’ultima tendenza per essere più fichi. Qui stiamo parlando di quattro vecchie volpi del panorama wave-rock italiano degli anni ‘80, alle prese con una viscerale passione per suoni, melodie, balli ed estetica dei sessanta…… Così, tra originali e covers, sfilano tredici brani che alternano un registro più rock (immagino le drawbars dell’Hammond al limite della saturazione…) come Strudel girl, Marshall Jim 100 o la “hendrixiana” Crosstown traffic, ad incursioni nei territori del boogaloo (Alfa Romeo Duetto), le atmosfere lounge calde e suadenti di An evening with Linda Lovelace (chi ricorda Gola profonda?), che parte slow guidata dal piano elettrico di Paolo Negri per poi esplodere in un r’n’b acido, il drumming potente di Tony “Face” Bacciocchi (ah… i Not Moving…), il basso propulsivo di Renzo Bassi, le svisate elettriche della chitarra di Giulio “Link” Cardini a sorreggere la melodia ultra-cool dell’Hammond nella title-track, la parentesi distensiva e space-age di Little Italy serenade, con ancora in evidenza il piano elettrico ed i synths analogici di Negri ed il flauto di Mauro Sbuttoni….. la ballata midtempo cantata da Betty Quartieri (If I could only be sure), fino allo splendido epilogo affidato ancora al solo Hammond di Negri, jazzato e ritmico fino all’ultimo drink in un locale ormai deserto ma ancora carico di adrenalina nell’aria. Non chiedete e non cercate “modernità” in un disco come questo, non come la si intende oggi, almeno! Che si tratti di reale MODernità lo sappiamo bene, conoscendo i trascorsi di gruppi come il Link Quartet, la “malattia” per i sixties che condividono con tante altre bands (Prisoners, JTQ, Corduroy, Creeps, ecc) e la sfacciata sincerità e passionalità con cui ci “spacciano” la loro “roba”.
Dj Tiki